Il Marketing è in continua evoluzione
Le previsioni di Philip Kotler, massimo esperto di Marketing aziendale del mondo, sul Marketing del nuovo millennio non lasciano dubbi. La rivoluzione digitale è iniziata e le aziende devono cogliere la sfida se vogliono avere successo. Ma il Marketing 5.0 comporta un impegno ulteriore per CEO, Amministratori delegati e marketer.
Per capirlo, occorre conoscere e superare i precedenti modelli di Marketing, o meglio integrarli nella propria strategia aziendale. Con il Marketing 2.0 le aziende perlopiù producevano prodotti e davano prezzi, lavorando sul pensiero emotivo che spinge i clienti all’acquisto. Il Marketing 3.0 prevedeva invece che le aziende avessero compassione per la società e i clienti. Il cambiamento radicale si è avuto, però, con il Marketing 4.0 e l’avvento del mondo digitale: il Marketing doveva diventare principalmente Digital Marketing. La nuova frontiera, il Marketing 5.0, è una sua evoluzione: le imprese devono fare i conti con i tool di Marketing di nuova invenzione (algoritmi, realtà virtuale, stampa 3D e tanti altri) e imparare a usare quelli giusti per loro. Senza dimenticare, però, che il brand deve soddisfare non solo i bisogni materiali del cliente, ma anche i suoi interessi sociali e immateriali.
Nuove generazioni e nuovi modelli di business
Il Marketing deve servire a tutti e deve essere studiato in base ai bisogni che ciascuno ha. Per questo, la prospettiva di Kotler abbraccia cinque generazioni: quella dei baby boomers, le generazioni X, Y, Z e Alpha. Una strategia di Marketing efficace deve sapersi adeguare ai cambiamenti nel comportamento dei consumatori e ai nuovi modelli di business che ne conseguono. Le nuove generazioni di Millenials, in particolare, sono quelle con le richieste più stimolanti: molti di loro conducono oggi aziende digitali o sono stati assunti al loro interno.
Come convincere le altre generazioni, quelle che guidavano le aziende nel passato, a adottare una nuova mentalità digitale nel Marketing? Più che abbandonare il Marketing tradizionale, si tratta di accoglierne le potenzialità. La costruzione del brand, infatti, è fondamentale – su questo si basa ovviamente l’aspetto commerciale – però dobbiamo considerare anche il Marketing online. Qui i bisogni degli individui sono diversi e dobbiamo comprendere quali sono per poterli soddisfare. I buyer provengono sempre più dal mercato online: questo pone problemi ai negozi fisici e ai punti vendita, che devono oggi capire se vendere solo in presenza (strategia molto rischiosa) o anche online. I negozi smart, oggi, offrono la possibilità di accedere a store online oltre a garantire l’accesso fisico.
Prospettive per il futuro delle PMI in Italia
La realtà italiana è fatta perlopiù da piccole e medie imprese. Molte aziende italiane hanno avuto difficoltà con il nuovo approccio al Marketing, ma tutte quelle che lo hanno adottato hanno accolto nella propria strategia un fattore di vantaggio competitivo. Per le micro-imprese il digital Marketing è essenziale ed è anche più semplice da adottare. Molte aziende per aggiornarsi hanno assunto giovani cresciuti nel mondo del digitale. Lavorare per queste PMI significa assumersi la responsabilità di aiutarle ad essere presenti online, avere siti web e personalità online, sviluppare e pianificare delle Marketing strategies adeguate. Le aziende sanno che bisogna investire sui giovani. Soprattutto, sono consapevoli che il Marketing online necessita di informazioni e dati. Per cui, occorre lavorare sulla raccolta dei dati relativi alle abitudini di acquisto delle potenziali buyer personas, sui media usati dai clienti e su come gli introiti delle persone vengono investiti e spesi. Esistono numerosi software e nuove piattaforme social molto efficaci per raggiungere questo obiettivo nel mondo digitale: le PMI devono sperimentare i vari tools e capire quali sono i migliori per loro, senza timore di investire troppo. Anzi, all’inizio è necessario spendere molto per comprendere cosa funziona meglio e cosa non funziona di questi nuovi strumenti.
Ma sviluppare un brand che possa essere riconosciuto sul mercato non è sufficiente. Un brand deve suscitare interesse all’acquisto, ovvero mostrare informazioni più ampie sull’azienda e soprattutto sui suoi valori etici: etica e sostenibilità devono diventare competenze per le aziende. Un’impresa deve puntare a distinguersi e a soddisfare il cliente non solo dal punto di vista del prodotto ma anche dei bisogni sociali e ambientali. E’ questo il cuore del brand activism, ultima sfida del Marketing 5.0.