Un mondo di reach zero
Per dirla con le parole di Alessandro Mininno, founder di Gummy industries, su Facebook è rimasta solo zia Peppina. Solo il 20% dei teenager è rimasto su FB, la maggior parte è over 65. Gli utenti mensili sono in stallo e c’è stata addirittura una decrescita negli ultimi mesi. Questo non è vero per tutte le aree geografiche, ma in Europa sì.
L’engagement medio dei contenuti su FB è 0,07 %: nessuno reagisce!
Non sono più social network ma paid media.
Il prezzo dell’advertising su FB sta scendendo perchè le impression salgono in Bangladesh e in Asia.
Non siete ancora convinti di abbandonare queste piattaforme? Ebbene sappiate che Meta ci ruba i clienti, uno a uno. In questo momento FB sta mandando email a tutti per invitarli a investire da soli senza rivolgersi alla vostra agenzia.
Disturbing content:
Pensiamo che Facebook e Instagram siano il modo migliore con cui il cliente finale possa conversare in modo sereno con i brand, ma non è così. La gente va su FB per guardare YouTube e TikTok e per guardare schifezze (date un’occhiata ai video più visti del 2022 per dirne una…)
Instagram è telemarketing: solo chiappe e pubblicità di roba che non seguiamo. Se si pubblica una ragazza seminuda su questo social, il contenuto verrà esposto il 54% in più. Lo stesso Zuckerberg ha ammesso che vediamo principalmente pubblicità e entro Natale questi contenuti non richiesti diventeranno il 30%.
Altro punto chiave contro il gruppo Meta: del nostro account non c’è certezza. Se abbiamo un account business manager per controllare molti clienti alla volta, a qualcuno sarà capitato di vedersi chiudere l’account perché un utente ha commesso una violazione dei limiti e delle condizioni imposti da Instagram. Tralasciando i criteri del blocco che sono bigotti e arbitrari, si valutano 1,5 miliardi di account sospesi ogni trimestre: se ne chiudono 1, chiudono 40 business manager e siamo temporaneamente bloccati. Ma non è finita qui…Quando l’account business è disattivato, è difficile che torni online. FB non ripara gli account perché sta investendo le sue energie in altro (Metaverso?): se qualcosa si rompe, nessuno lo aggiusterà!
Un altro mondo è possibile?
Ovviamente non è possibile portare via tutti i clienti da queste piattaforme da un giorno all’altro.
D’altronde, perché stiamo su internet? Per due motivi principali: il primo è costruire un brand e farlo diventare memorabile, l’altro è fare sales, vendere! Per il branding abbiamo sempre usato visibilità su FB e IG, poi campagne tattiche di breve periodo immediate. Possiamo fare questo fuori da FB e IG?
Un’indagine del 2021 rivela che in realtà le persone scoprono i nuovi brand da Google, TV, Amazon, dalla pubblicità sui social (quindi i social usati come paid media). Nel 2021 indagine sull’Italia nessuno ha risposto che scopre nuovi brand su Twitch e TikTok. La vox populi è quella sopracitata.Ma se dobbiamo fare vendita, performance? I quindicenni non li prenderemo da lì, ma da TikTok, YouTube…la TV si sta evolvendo perché stava perdendo terreno, non è per tutte le agenzie e per tutti i brand. Google ha sviluppato nuovi modi di vendere online.
La prima domanda che dobbiamo farci è dove sta oggi il pubblico del nostro brand. Se è anziano non posso prescindere da FB. Se è giovane posso prescindere dal piano editoriale. Siamo passati a un mondo di best seller, un pubblico di massa, a una community di nicchia.
Possiamo mollare la strategia della marmellata, con contenuti spalmati sul funnel in modo omogeneo 12 mesi all’anno, e puntare piuttosto sulla strategia del fulmine. Cioé? Marketing concentrato in un solo mese: il caso del videogioco Zelda insegna.
TikTok è faticoso, ma l’algoritmo gioca a favore dei brand.
YouTube è molto potente e molto sottovalutato.
Affari da Nerd ha una community da 300K persone su Telegram.
Serenis è una piattaforma di psicologia online in 6 sei mesi ha fatto 50K iscritti alla newsletter è in crescita.
Sì ma…cosa dice il cliente?
A questo punto, resta solo un ostacolo: come si convince il cliente? Facciamogli vedere dove sta il suo pubblico, perché nella maggior parte dei casi non sta più su queste piattaforme. La piattaforma nuova gli darà più soddisfazione della vecchia, possiamo fare un prototipo. Soprattutto per un cliente piccolo, è importante ottimizzare i post: non farne tanti in base a un piano editoriale oneroso e spalmare un piccolo budget su infiniti contenuti, perché scompaiono. Piuttosto, con una campagna intensiva di un mese all’anno si possono ottenere gli stessi risultati. Naturalmente, se un brand è molto consolidato e il pubblico è di massa, le piattaforme social sono ancora utili. Per vendere pentole è molto importante ancora FB, dipende molto dal contenuto del brand: la parola d’ordine è partire dal target. Semmai, spostiamo parte del nostro contenuto su altre piattaforme, diminuendo l’investimento sui media tradizionali.
Qualche esempio? LinkedIn non è conveniente come rapporto qualità prezzo, ma efficace per il B2B. Per le aziende è molto interessante associarsi a podcast esistenti su YouTube facendo product placement, perché invece produrre contenuti è ancora faticoso. Twitter non è morto come sembrava, ma la sua utenza è in stallo e polarizzata: funziona bene per l’utenza giovane oppure iperspecializzata, ad esempio per un produttore di news.
Insomma, in questo momento Meta è una balena in decomposizione: lo dicono le sue stesse analisi. Superata l’ossessione del piano editoriale, iniziamo a fare cose divertenti ;).